Una resa incondizionata. Questo si è visto al Martelli nella sfida contro la capolista Sassuolo. Era una missione quasi impossibile cercare di fare punti contro la corazzata della B. Un organico fuori categoria quello neroverde, al livello delle compagini in lotta per la salvezza in A.
Però ancora una volta i biancorossi hanno facilitato la vita agli avversari, con un errore nel primo quarto di partita che ha permesso a Laurientè (il francese, come Berardi, non c’entra nulla con la serie B) di infilare Festa, e alla capolista di giocare al gatto col topo. Possesso palla sterile, manovra pregevole sul piano del palleggio, ma troppo lenta e compassata. Con il Sassuolo in totale controllo, pronto a pungere con le fulminanti ripartenze dei suoi giocatori offensivi tecnici e veloci. Tanto impegno e buona volontà, un disegno di gioco riconoscibile, ma vere occasioni da gol col contagocce (i tiri di Mancuso e Mensah), più un paio di tentativi dalla distanza. L’impressione dagli spalti era che anche giocando per altre due ore, il Mantova non avrebbe bucato la rete avversaria.
Intanto le dirette concorrenti (non tutte per fortuna) hanno fatto punti, e la classifica si fa sempre più ingarbugliata. Ormai il quadro è chiaro, formazioni di livello inferiore a quello dei biancorossi in questo torneo non ce ne sono (altro film rispetto alla scorsa stagione di B, dove Lecco e Salò stavano un gradino sotto al resto della compagnia). C’è piuttosto un gruppone di 6-7 squadre di pari livello, con i quali ci si giocherà la salvezza. Servirà qualcosa in più sul piano della grinta e della cattiveria agonistica: è chiaro che con questa guida tecnica non si deroga dal comandamento che impone di salvarsi attraverso il gioco, senza mai snaturarsi; però a nostro avviso è necessario fare uno step che ancora manca sul piano mentale.
Quello di calarsi nel clima infuocato di una bagarre in cui d’ora in poi nessuno farà più sconti, un mini campionato dove ci si gioca tutto, e dove si deve scendere in campo accompagnando al piano di gioco collaudato un furore agonistico che finora, in questa stagione, si è visto solo in rare occasioni (Catanzaro, Spezia e poche altre). Un ultima nota: dalle parole in conferenza del mister si intravvede qualche piccolo principio di crepa con l’ambiente. Gli appunti al pubblico non numeroso come il match di cartello avrebbe meritato. E a qualche critica, o giudizio negativo ricevuto. Va rilevato d’altro canto che a fine match, nonostante il pesante rovescio, la curva ha fatto partire cori di incoraggiamento alla squadra, nessun accenno di contestazione. Così come durante novanta minuti del campo il sostegno del tifo deve essere incondizionato e incessante, dopo il triplice fischio, in fase di analisi e commento le critiche, se motivate e costruttive, devono trovare posto (ignorando i leoni da tastiera che sparano a zero sui social). Certo, per questo rush finale la compattezza dell’ambiente può essere un valore aggiunto, ed è opportuno remare tutti dalla stessa parte.
È necessario che tutti, dal direttore sportivo, allo staff tecnico, all’ultimo giocatore della rosa, da qui a maggio restino focalizzati e concentrati al 100% sull’obiettivo. Senza disperdere preziose energie mentali a rimuginare su critiche o mugugni che inevitabilmente arrivano (ovunque, a qualsiasi latitudine) nei periodi in cui il riscontro del campo non porta i risultati e i punti in classifica.