Il calciomercato del Mantova, dal vangelo dell’abbonato Matteo

È un all-in quello che si sono giocati al mercato di riparazione il direttore sportivo Botturi e il mister Possanzini, ratificando la fiducia totale nella possibilità di raggiungere la salvezza con la rosa attuale

È un all-in quello che si sono giocati al mercato di riparazione il direttore sportivo Botturi e il mister Possanzini. Ratificando la fiducia totale nella possibilità di raggiungere la salvezza con la rosa attuale. E dichiarando (con apprezzabile trasparenza, va detto) di aver deciso di non ricorrere (se non in piccola parte) al budget messo a disposizione dal presidente Piccoli, che aveva dato disponibilità ad aprire i cordoni della borsa se fosse stato necessario.

Una scelta forte, quella operata in casa Mantova. La scommessa che in sostanza con la rosa della C, più Mancuso e gli altri acquisti estivi, si possa centrare l’obiettivo. Alla chiusura della finestra invernale di calciomercato, alla voce “arrivi” risultano come sappiamo due soli nomi, Giordano e Paoletti.

Del terzino sinistro c’era necessità assoluta dopo la bocciatura di Panizzi; e l’ex Samp finora ha lasciato intravedere buone cose (soprattutto in fase di spinta), alternate ad errori e amnesie importanti (in fase di contenimento). Paoletti è ancora un oggetto misterioso, ma da quel che si è capito sembra più un ingaggio in prospettiva futura che per l’immediato.

Di fatto, due ritocchi. Non innesti che abbiano dato una sterzata alla rosa. Operazioni che tutto sommato spostano poco, soprattutto se confrontate coi fuochi d’artificio che hanno visto protagoniste alcune dirette concorrenti, Salernitana e Sampdoria su tutte. Strategia decisa, come sappiamo, per non alterare gli equilibri. Già, i famosi equilibri. Importanti, importantissimi, non lo mettiamo in dubbio. Ma questa strategia, al tirar delle somme, significa anche aver perso possibili ghiotte opportunità di mercato per migliorare la rosa nei punti carenti, anche magari a fronte di possibili uscite per compensare gli eventuali rinforzi. E di carenze e lacune, lo abbiamo visto in questi due terzi di campionato, l’organico del Mantova ha dimostrato purtroppo di averne.

Che impressioni si respirano allora fra i tifosi biancorossi, al termine del mese di passione che ha tenuto tutti inchiodati ai rumors di calciomercato, veri o presunti che fossero? Impressioni e umori contraddittori.

Da un lato, resta intatta la fiducia in uno staff dirigenziale e in uno staff tecnico, che in un anno e mezzo hanno dato prova coi fatti di operare in maniera mirata e oculata. Prima, allestendo dalle macerie una squadra capace di sbancare a sorpresa la C con un monte ingaggi molto inferiore a quello delle corazzate del girone. Poi, ritoccandola quel tanto che bastava per permetterle di giocarsela con tutti nella categoria superiore. Sbagliando finora veramente poco, gliene va dato atto, in tema di scelta dei giocatori.

Dall’altro lato però, c’è comprensibile preoccupazione. Preoccupazione fondata, perché queste 24 partite di campionato hanno anche messo a nudo i limiti di questa rosa, e alcune fragilità intrinseche non emendabili così facilmente.

Qualche tifoso infatti è passato dall’apoteosi di “sento un brivido” (a proposito, la magia di quel coro è un po’ scemata; ma forse è giusto così, giusto che resti legata a quella fantastica, inaspettata promozione, e a quella indimenticabile notte di festa nell’antistadio con i giocatori rientrati apposta da Meda), al “brivido di paura” di una lotta salvezza da lottare fino all’ultimo punto. È vero che il Mantova finora ha sempre veleggiato sopra il limite della zona calda, in certi momenti anche con un consistente gruzzoletto di margine. Mai con i piedi dentro le ultime cinque posizioni. Adesso però il margine è ridotto all’osso, tre soli punti. Basterà continuare con questo ritmo (1,16 punti partita di media) per arrivare alla meta? Difficile sbilanciarsi, perchè quest’anno il torneo nella metà bassa della graduatoria è veramente livellato e imprevedibile, e le proiezioni dicono che la quota salvezza si alzerà rispetto alle scorse stagioni.

La scelta forte, come l’abbiamo battezzata, a questo punto responsabilizza chi l’ha compiuta, che a fine stagione dovrà ovviamente risponderne. Ma responsabilizza alquanto anche i giocatori. Botturi l’ha detto chiaramente. Dare tutti qualcosa in più, concentrandosi su sè stessi: dare qualcosa in più in allenamento, stare ancora più concentrati e focalizzati, e porre la massima attenzioni a tutti i dettagli, dal sonno all’alimentazione. Uno sprone, ma anche un pungolo per molti: mantenere la B, per chi è esordiente o quasi, significa dimostrare di essere giocatori di categoria, e gettare quindi le basi per futuri step di carriera, per il loro percorso professionale. Capire che è una chance che va sfruttata a dovere.

Si è saputo pure che alcuni elementi della rosa a gennaio hanno avuto richieste, rispedite al mittente. Appunto, di nuovo, non alterare gli equilibri. Questo è il mantra che hanno ripetuto fino alla noia Botturi e Possanzini. La domanda da un milione di dollari che tutti gli sportivi si pongono è la stessa: basterà per raggiungere l’obiettivo salvezza? Oppure si è persa una chance vitale per rinforzare la squadra? Il rischio di comprare tanto per comprare, come si è visto magari fare a qualche diretta concorrente, sarebbe stato controproducente, e quindi giusto così? Oppure la qualità della rosa, chiaramente carente in certi ruoli, avrebbe potuto e dovuto essere migliorata con altri innesti mirati? A maggio sapremo.

Una postilla. Dal questa proprietà è sempre arrivata forte e chiara la volontà di perseguire un progetto pluriennale, da costruire mattone dopo mattone. Programmare nel calcio è merce rara, e l’arrivo di Piccoli è stata, ed è, manna dal cielo per chi si stava rassegnando inerme all’inferno della D. Non si è mai però percepito quali sarebbero i programmi nello scenario peggiore, quello (facendo tutti gli scongiuri del caso ovviamente) di un’eventuale retrocessione in C. Piccoli continuerebbe? Con quali obiettivi e prospettive? Non è il caso di parlarne ora, ed è uno scenario che non vogliamo prendere in considerazione. Fiduciosi che l’all-in di Botturi e Possanzini abbia successo. E che a maggio possiamo ritrovarci in migliaia al Martelli, a cantare di nuovo “sento un brivido” per festeggiare quello che tutti speriamo di festeggiare.

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